La creatività vero propellente della resilienza nel mondo delle professioni

Per il momento non si intravede l’uscita dalla situazione di emergenza globale nella quale la pandemia Covid-19 ci fa vivere. A giorni alterni, i lanci di agenzia promettono cure taumaturgiche e vaccini prima della prossima festività religiosa o laica. Ma c’è chi, nella parte più avvertita e dinamica dell’impresa, ha deciso di mettere a punto un vaccino efficacissimo contro la crisi economica che fa sentire i suoi pesanti effetti su tutta la società. È diventata la parola chiave di flussi di informazione, conversazioni, ricerche web, la “resilienza”, e tecnicamente consiste – se ci fosse ancora bisogno di definirla – nella capacità di mettere in atto comportamenti reattivi a fronte di un forte stress. Gli esempi nel mondo sono del calibro della divisione Powertrains di Mercedes, che mette il suo know how accumulato in Formula 1 a disposizione dell’Università di Londra per progettare un nuovo tipo di ventilatore polmonare ad alta performance, delle autorità sanitarie Sud Coreane, che hanno inventato un test coronavirus drive-through simile al drive-through dei burger joint come McDonald’s oltre a un sistema di spray sterilizzante all’ingresso degli edifici aperti al pubblico, e altri esempi di creatività applicata a una situazione di necessità improvvisa. E “creatività” è l’altra parola chiave che ricorre continuamente in questi giorni, il vero elemento fondamentale che dà al concetto di resilienza il suo contenuto unico in questo contesto drammatico, che il mondo imprenditoriale e professionale sta affrontando con grande coraggio. Focalizzando lo sguardo sull’Italia, possiamo affermare senz’altro che il nostro Paese è stato subito ed è ancora più che all’altezza della situazione, in fatto di intelligenza creativa come propellente di sforzi di resilienza originali e unici, o basati sull’adozione tempestiva di approcci organizzativi inediti che mettono la macchina produttiva e dei servizi in condizioni di continuare a funzionare. Se nessuno dubitava che le filiere ritenute essenziali come l’alimentare, il farmaceutico e tutto l’indotto (packaging, macchinari), meglio preparate alle emergenze, sapessero organizzarsi rapidamente per smart working, distanziamento e turni, è sorprendente (nel senso buono) quante PMI sono riuscite a reagire riconvertendo o destinando parte delle attività a produzioni utili alla sanità o alla Pubblica Amministrazione in difficoltà. Dalle tante aziende tessili che producono mascherine di alta qualità a basso costo agli esempi di eccellenza, come l’azienda italiana che ha avuto l’idea di trasformare una maschera da snorkeling standard di Decathlon in un dispositivo di ventilazione polmonare di emergenza servendosi di tecniche di stampa 3D. Tutto il mondo professionale – dagli studi legali, di commercialisti, alle agenzie di consulenza del lavoro, di marketing, di comunicazione, di organizzazione di impresa, agli studi professionali tecnici, alle professioni creative o artigianali – è, a dir poco, in difficoltà che non è il caso di minimizzare. Ma un numero in costante crescita di professionisti individuali e associati è riuscito a mettere in atto strategie di resilienza di livello non inferiore a quello espresso dalla più strutturata organizzazione di impresa industriale. Paradossalmente, questa crisi è l’occasione per dimostrare come, quasi senza che ce ne accorgessimo, il panorama professionale italiano è cresciuto in maniera esponenziale quanto a competenza e credibilità, raggiungendo un livello di maturità finalmente paragonabile alle controparti delle regioni più avanzate d’Europa e degli USA. Soluzioni di business continuity certificate delle software house, servizi gratuiti, domiciliari o a tariffe agevolate delle strutture sanitarie private, formazione professionale e servizi di consulenza organizzati su piattaforme web, servizi di informazione e perfino di intrattenimento offerti gratuitamente in live streaming sui social network, tra i tanti esempi di come l’impresa professionale italiana è sempre più capace di stare sul mercato e di essere autenticamente al servizio dei clienti – più cittadini portatori di diritti che semplici utenti –  letteralmente “caschi il mondo”. Tutto in un contesto nel quale è diventato indispensabile il flusso di informazioni continuo e sempre disponibile, a portata di click o tap su dispositivi digitali fissi o mobili, per restare connessi con il mondo e non farsi cogliere impreparati dal susseguirsi degli eventi. Diventa centrale in questo senso il ruolo dei professionisti della comunicazione nelle sue modalità più tradizionali ma sempre attuali, di massa e one-to-many, ma in misura crescente anche in quelle più attuali e contemporanee, di impresa e istituzionali, oggi sempre più legate allo schema social e one-to-one che ha rivoluzionato il marketing e che continua a evolversi verso frontiere affascinanti e nuove ancora tutte da esplorare.

Maurizio Crescenzo