Post Covid-19. Sosteniamo il terzo settore altrimenti l’Italia non regge.
L’Ultima nota Istat, pubblicata nell’ottobre 2019 e relativa ai dati 2017, mette in evidenza come il terzo settore in Italia continui a crescere in maniera rilevante confermandosi come elemento essere sempre più strategico per il nostro paese. Oramai sono tante le aree quasi esclusivamente coperte dal mondo no profit: assistenza alle persone svantaggiate, supporto a coloro che sono soggetti a dipendenze (droghe, alcool, giochi e scommesse), tutela ambientale ecc. Grosso modo stiamo parlando di circa 360.000 enti, suddivisi in associazioni, cooperative sociali, fondazioni no profit ecc., con quasi 850.000 dipendenti oltre all’esercito di volontari, circa 5 milioni, che decidono di dedicare parte nel proprio tempo a supporto della collettività.
Il marketing sociale – termine introdotto da Philip Kotler già nel 1971 – e le campagne di fundraising sono strumenti molto utili e molto utilizzati dal mondo no profit, sia per sensibilizzare l’opinione pubblica su importanti temi di collettiva utilità, sia per raccogliere fondi e finanziare attività e servizi altrimenti difficili da sviluppare. Una delle principali fonti di finanziamento è, e resta, il contributo 5×1000, strumento studiato per premiare in modo democratico e finanziare questo mondo attraverso un concetto di premialità. In pratica ogni cittadino contribuente può destinare il 5×1000 della propria dichiarazione dei redditi a una delle tante realtà del no profit, inserendo il codice fiscale dell’ente scelto nell’apposito spazio della propria dichiarazione. Non si tratta di un costo aggiuntivo, ma di scegliere la destinazione di questo contributo che, diversamente, non sarebbe impiegato.
È del 3 aprile, finalmente, la pubblicazione dei dati dell’annualità 2018, con la comunicazione che la totalità degli ammessi è pari a 56.908 enti. La speranza è che si provveda subito all’accreditamento delle somme sui conti correnti degli enti. Visto il momento di crisi pandemica ed economica, da molte voci è giunta la richiesta di anticipazione anche dell’annualità 2019, anche perché è il terzo settore quello chiamato, proprio nei momenti di maggiore difficoltà del paese, a impegnarsi e del quale si ha ancor più bisogno. Il sistema del 5×1000, seppur efficace, resta molto lento nell’erogazione dei fondi, registrando circa 2/3 anni di sfasamento fra la decisione del cittadino e l’erogazione dei fondi. É intuitivo come sia necessario rivedere tempi e modi di questo meccanismo inceppato.
L’ultima riforma del terzo settore risale al 2017 (con un decreto legislativo integrativo del luglio 2018) dove il sottosegretario Luigi Botta, definito dai più il “padre” della riforma, ha letteralmente riordinato le norme, abrogando leggi risalenti al 1991 e al 2000, dando vita a una sola macro categoria definita “ETS” (Enti del Terzo Settore), riportati in un unico elenco, tenendo fuori, tra gli altri, organizzazioni come le fondazioni di origine bancaria, i sindacati e le associazioni professionali. Vengono definite nell’articolo 5 le “attività di interesse generale per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale” che “in via esclusiva o principale” sono esercitati dagli Enti del Terzo settore.
Il settore avrebbe bisogno anche di una maggiore attenzione ai controlli, con la speranza che uno degli effetti di questa riforma sia anche quello di riuscire a determinare una maggiore trasparenza, affinché i finanziamenti arrivino nelle mani giuste. È di poche settimane fa un servizio di Striscia la Notizia a cura di Luca Abete, che ha portato alla luce situazioni poco edificanti di finti volontari – molto spesso vittime anch’essi – di associazioni che mascherano il lavoro nero dietro l’apparenza di un sedicente volontariato. Gli impatti in termini di concorrenza sleale e scorretta, gli aspetti penali ed etici di questo modo di agire sono evidenti per tutti, così come lo è la necessità di rivedere e implementare i controlli di merito ed economici.
L’Italia ha bisogno del terzo settore, che va rispettato ed incentivato. Riconoscendo quello vero, limpido e onesto da quello truffaldino.